"a vita ad vitam"
Statue Stele Lunigianesi
Villa di Panicale
WHAT
Statue Stele
WHERE
Lunigiana - To be defined
WHEN
To be defined
“a vita ad vitam”
ALBORE
Le Statue stele oggi non sono semplicemente una muta testimonianza di civiltà antiche e trascorse, le Statue stele si impongono, interrogano, sospingono; cruda arenaria, viva e interagente sin dal primo gesto d’uomo per trarne le effigi che sono state, sono e saranno con noi.
L’uomo, ancora diviso e irrisolto nella sua dualità tra natura e cultura, tra mente e corpo ma pur sempre uomo di fronte a sé stesso, un sé che si impone nella massiccia fissità dell’arenaria, che si impone a sé stesso affinché non sia ciò che lo perde e che Sant’Agostino osservava:
“Grande è questa potenza della memoria, troppo grande, Dio mio, un santuario vasto, infinito. Chi giunse mai al suo fondo? E tuttavia è una facoltà del mio spirito, connessa alla mia natura. In realtà io non riesco a comprendere tutto ciò che sono. Dunque lo spirito sarebbe troppo angusto per comprendere sé stesso? E dove sarebbe quanto di sé stesso non comprende? Fuori di sé stesso anziché in sé stesso? No. Come mai allora non lo comprende? Ciò mi riempie di gran meraviglia, lo sbigottimento mi afferra. Eppure gli uomini vanno ad ammirare le vette dei monti, le onde enormi del mare, le correnti amplissime dei fiumi, la circonferenza dell’oceano, le orbite degli astri, mentre trascurano sé stessi. [S. Agostino – Confessioni]”
Le Statue stele quindi, imponendosi interrogano, senza posa, con muta insistenza, voce di una coscienza mai sopita che chiede alla propria identità l’umile orgoglio di essere presente a sé stessa quale scrigno prezioso di ancestrali legami, socialità vivente, oggi più che mai indispensabile nella volatilità dei rapporti moderni: non autarchia culturale e morale, ma coscienza di sé e del proprio valore, dell’importanza della propria voce in un dialogo aperto e franco, poiché come ebbe a dire Nelson Mandela, nel suo discorso di insediamento nel 1994:
“La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è che noi siamo potenti al di là di ogni misura. E’ la nostra Luce, non il nostro buio, ciò che più ci spaventa. Ci domandiamo: chi sono io per esser brillante, splendido, pieno di talento, favoloso? In realtà chi sei tu per non esserlo? Tu sei un figlio dell’universo. Farti piccolo non serve al Mondo. Non vi è nulla di illuminante nel restringersi in modo che gli altri intorno a te non si sentano insicuri. Noi siamo fatti per rendere manifesta la gloria dell’Universo che è in noi. Non solo in alcuni di noi, è in ognuno di noi. Facendo brillare la nostra Luce, inconsciamente diamo agli altri il permesso di fare lo stesso. Mentre noi ci liberiamo della nostra paura, la nostra presenza automaticamente libera gli altri.”
Statue stele, palesarsi ai sensi dello spirito dell’uomo, che pensa e agisce coerentemente a sé e quindi crea la propria libertà; poiché cos’è la libertà, soddisfazione incontrollata e senza orientamenti (ovvero costrizioni e obblighi) di impulsi, velleità e passioni transitorie, oppure espressione piena, matura e consapevole della propria natura, del proprio essere? Statue stele, espressioni di creature libere che volontariamente aderiscono attuandolo al proprio progetto, non implodendo nell’abisso oscuro del proprio ego velleitario ma propense ad orizzonti sempre più aperti, spiritualmente dilatando il proprio essere nella libera adesione e partecipazione ad un progetto più ampio di sé: questo è libero arbitrio, espressione di uno spirito consapevole di sé.
E su cosa è lo spirito ci illumina Papa Paolo VI nel suo discorso a Nazaret: “Tutto ha un senso. Tutto ha una duplice virtù d’impressione; esteriore l’una… quella di coloro che guardano il di fuori, che solo studiano e criticano la veste filologica e storica dei libri santi, quella che nel discorso biblico si chiama la «lettera», preziosa e necessaria cosa; ma opaca per chi ad essa si ferma, capace anche di infondere illusione ed orgoglio di scienza a chi non osserva con occhio limpido, con animo umile, con intenzione buona, con preghiera interiore l’aspetto fenomenico del Vangelo, il quale concede la sua impressione interiore, cioè la rivelazione della verità, della realtà, ch’esso insieme presenta e racchiude, solo a chi si mette nella fase della luce, la fase risultante dalla rettitudine dello spirito, cioè del pensiero e del cuore, condizione soggettiva, umana, che ciascuno dovrebbe dare a sé stesso, e risultante insieme dall’imponderabile, libera, gratuita folgorazione della grazia, la quale, per il mistero di misericordia che regge le sorti dell’umanità, non manca; a date ore, in date forme, no, non manca ad ogni uomo di buona volontà. Questo è lo «spirito»”.
Statue stele, spirito vivo, attuale, come attuale è l’uomo, in-vocazione ad un comune impegno consapevole, nella convinzione che: “la vita non è già destinata ad essere un peso per molti, e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego, del quale ognuno renderà conto. [Alessandro Manzoni – Promessi Sposi, Cap. XXII]”.
E come questo spirito può render conto di sé se non oltre sé? Come può, al pari delle Statue stele, trascorrere nei millenni mantenendo la fedeltà a sé stesso, se non oltre sé? Così le Statue stele non solo si impongo e interrogano, ma anche sospingono oltre sé stessi nel rispetto della propria identità, messaggio aperto da consegnare al futuro in cui saremo e che sarà nostro se questa incrollabile identità verrà mantenuta, sorvegliata, nutrita e quindi trasmessa con fiducia e fede: messaggio tanto identitario quanto aperto, accogliente, perché il rispetto di sé non può che attuarsi tramite il rispetto dell’altro e prossimo e futuro.
Statue stele, messaggio che trascende il singolo nel sua rapporto con la comunità e il tempo, fede nell’uomo oltre l’uomo, fiducia che abbraccia la ragione in continua ricerca di sé, in sé e oltre sé:
“La fede se non è pensata non è fede. Chiunque crede pensa, pensa con il credere e crede con il pensare. Credere non è altro che pensare assentendo. [S. Agostino – De praedestinatione sanctorum]”
“La fede cerca l’intelligenza trova. Si cerca perché sia più dolce il trovare e si trova perché sia più intenso il cercare. [S. Agostino – De trinitate]”
“Non uscir fuori, ritorna in te stesso, è nell’uomo interiore che abita la verità; e se troverai la tua natura mutevole, trascendi anche te stesso. Ma ricorda che quando ti trascendi, trascendi un’anima dotata dell’uso di ragione. Volgiti allora là dove si accende la luce stessa della ragione. [S. Agostino – De vera religione]”
Statue stele spirito dell’uomo nel tempo, che continuamente si rinnova in sé, nella ricerca di sé oltre sé stesso, discrete determinanti presenze, continuo albore dell’uomo a sé stesso.
“Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre. [Ghandi]”
Come possono semplici blocchi di arenaria poco più che sbozzati contenere tutto questo? Mistero dell’uomo e delle Statue stele che altro non sono se non una sua viva estensione: DNA vivo e vitale di una identità comunitaria che continuando a credere in sé stessa si apre al mondo, che sa racchiudere nei propri pensieri, come nelle proprie azioni, il proprio spirito, che ha sempre messo in atto quanto intuito da Schopenhauer: “Jeder Tag ist wie ein kleines Leben (ogni giorno e’ come una piccola vita) [Schopenhauer – Parerga und Paralipomena: kleine philosophische Schriften, Primo tomo, Aforismi sulla saggezza della vita, Parenesi e massime]”.
Statue stele, forzieri di antica, attuale e futura saggezza, sublimazione in sintesi della cartesiana partizione tra res cogitans e res estensa, pensiero in atto che si concreta sostanziandosi, definendo la propria unicità identitaria nelle sue mutevoli espressioni nel trascorrere del tempo, spirito di un popolo patrimonio mondiale dell’umanità, emblemi della “Gens Lunigiana”.
Statue stele, sentimento e ragione di un grande popolo che è un dono al mondo: “Consciamente o inconsciamente ognuno di noi presta qualche tipo di servizio. Se coltiviamo l’abitudine di prestarlo intenzionalmente, il desiderio di essere utili si rafforzerà sempre più dentro di noi, e contribuirà non soltanto alla nostra felicità individuale, ma a quella del mondo in generale [Ghandi]”.
Come non cogliere lo spirito di chi, per primo, volle in queste pietre infondere l’anima, cuore e ragione, di un popolo in cammino e in ricerca di sé? Come non provare un’emozione ancestrale di fronte al loro universale, indefinito, eterno linguaggio? Da dove nasce questa emozione se non dallo stupore dell’anima che estatica incontra la luce che rischiara le proprie ombre e dalla serena contemplazione di sé, come dinanzi ad uno specchio, ricava nuovo slancio e nuovo vigore? Emozione che fu di chi le Statue stele ha pensate, volute, realizzate, consegnate al tempo, emozione che è nostra e sarà dopo di noi, emozione che anima queste pietre, perché “Non si può trasformare il buio in luce e l’apatia in movimento senza emozione” [Carl Jung].
Emozione che pervade e si rinnova e da cui origina la prima spinta a questa nuova, antica opera, che guarda al futuro con fiducia e fede, che vuole essere di ciascuno e tutti, il dono di sé che si sente il dovere di compiere in quanto frutto di un simile ancestrale dono: a vita ad vitam.
Un’opera che vuole catturare e cuore e mente: “Esistono molte cose nella vita che catturano lo sguardo, ma solo poche catturano il tuo cuore… segui quelle” [Winston Churchill].
Per tutto questo, Statue stele del gruppo A: non monumenti individuali che esaltano personaggi eminenti, non ostentazione di superiorità culturale. Rifuggendo la volontà di esaltazione individuale sono nuovamente state disposte verso il sole, in allineamento, a ricordare antiche e mai perdute tradizioni culturali: clan famigliari e gruppi sociali eredi e custodi dello spirito della “Gens Lunigiana”, mentori delle nuove generazioni.
Uomo, equilibrio tra corpo e mente, natura e cultura,
in pace con sé stesso, capace di esprimere ed esprimersi in una società basata
sulla famiglia, fondata sul rispetto delle aspirazioni del singolo,
che crede e promuove il lavoro, difendendo l’ambiente e che incoraggia
sempre il dialogo.
Un uomo antico, che vive nel presente e proiettato nel futuro: un uomo consapevole di sé.